In passato è sempre stato così. Se mi avessero chiesto di sparare, l'unica mia paura sarebbe stata quella di mancare il bersaglio.
Di tanto in tanto mi piace divincolarmi dalla mischia. Mi prendo il lusso di spostarmi. Raggiungo quella collina laggiù, defilata, ormai brulla per i troppi bombardamenti. Dimenticata da tutti, cancellata dal mondo. L'odore di cordite è aspro, pungente, ma io sporco feticista respiro a pieni polmoni quella scia nefasta lasciata dalla Signora Morte.
Su questi pendii non ci sono fiori, emergono soltanto mucchietti di cenere fumante. Nessuna casa, nessun respiro di vita. Forse non esiste nemmeno la collina, forse neanch'io sono reale.
Ma non sono solo, no. C'è la pioggia, mia vecchia e fedele compagna.
Si, perchè anche il cielo, come me, qualche volta piange.
Mi fermo ad ammirare il paesaggio, a scrutare il campo di battaglia e la nuova prospettiva si staglia con forza nella mia mente.
Mi accorgo che è solo questione di tempo, il nemico è inarrestabile e la sconfitta inesorabile.
Si tiene a stento la posizione, qualche volta -ahimè troppo spesso- bisogna arretrare, per poi trincerarsi di nuovo. Mai si riesce ad avanzare.
Siamo stremati. Siamo rimasti in pochi.
Ma dove sono tutti? Hanno scelto di non combattere? Si sono accomodati a qualche compromesso?
Forse sono là dritti davanti a me, dietro la barricata nemica, inconsapevoli a formare la prima linea, pronti ad attaccarmi.
E tu dove sei?
Vorrei averti qui al mio fianco solo per rassicurarti. "Andrà tutto bene". Vorrei che fossi tu a chiedermi di proteggerti, perchè posso farlo, perchè voglio farlo.
Non ho tempo di stare a pensare, sta per arrivare un altro assalto. Punto i piedi e irrigidisco la schiena, aspettando l'onda d'urto. Avanti! Son qui che aspetto!
Calcio fermo sulla spalla, occhio fisso nell'ottica. 300 metri, niente vento.
Ora, con il nemico alle porte, le mie certezze vengon meno. Mille sagome mi vengono incontro, mille volti... e l'unica paura sarebbe quella di vedere anche il tuo...